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Pizzo d’Uccello

M'innamorai di Serenaia la prima volta che la vidi, in fotografia, lo sfregio che la segna non ha impedito l'innamoramento anzi, me l'ha resa ancor più cara, come una figlia sfortunata

Avevo in mente il giro del Grondilice e la sua salita ma, da perfetto randagio qual sono, provo un sottile piacere ad ignorare i programmi per seguire l'idea di un momento così dalla foce al Giovo mi son diretto verso il Pizzo d'Uccello.

Il Pizzo è un tormentato ammasso di pietre di un calcare accecante. Sotto le mani lo sento fresco e ruvido, poroso, abrasivo. Mi racconta di milioni d'inverni, di gelo, di acqua e di ghiaccio. Milioni d'anni in una mano la cui vita, al confronto, è un battito di ciglia.

Sono arrivato sulla cima mentre la nebbia l'avvolgeva, una nuvola, un vapore leggero che mi circondava livellandosi all'altezza dei miei scarponi. Oh non che me li nascondesse, non era così fitta, ma abbastanza da nascondere la vista sotto di me.

Ho passato il tempo a leggere il libro, i commenti dei salitori, le impressioni. Si faceva un gran parlare di magnifici panorami che di sicuro si vergognavano di tante lodi da rimanere ben nascosti. Ne avevan ben motivo perchè a me, che li ricordo bene, certe lodi mi parevano eccessive.

Altri facevano gli sboroni e poi le solite frasi, i soliti discorsi ma un commento ha attratto la mia attenzione e lo voglio riportare:

Oggi è il venticinquesimo anniversario del nostro matrimonio – ha scritto una signora – e noi siamo qui, non so immaginare un modo migliore di festeggiare. La giornata è splendida ed il mio cuore è colmo d'amore...

Qualcuno è davvero fortunato a questo mondo anche se, alle pietre del Pizzo, venticinque anni parranno certo poca cosa.

 

Val Serenaia - Foce al Giovo - Pizzo d’Uccello

 

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