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Pane & Olio

Pania della Croce

05/02/2006

Segnali

Preparativi

Solitudine

-4

Pizzo delle Saette

Vetricia

Canale dell’Inferno

Mai vista tanta neve in Pania, mi son fermato al callare rinunciando alla cima per le cornici di neve ventata ed instabile e poi il vento...

Per la verità ero anche un po' stanchino comunque con le raffiche volavano pezzi della crosta che ricopriva il versante di Mosceta e poi il pulviscolo di ghiaccio che turbinava sulla cresta, quel fumo bianco già l'avevo visto dal Piglionico.

Quel che non ho visto è stata la croce per quanto abbia guardato, dev'essere sommersa dalla neve.

Al bivio per l'Alpe di S.Antonio la strada delle Rocchette si presentava con un solettone di ghiaccio, incanalata tra muretti di neve, abbiamo camminato un'ora solo per arrivare alla cappella.

Rifugio Rossi

Pania Secca

La Pania

La Focetta

Colle della Lettera

Cornici

Pania Secca

Nel bosco i segnali eran sommersi e capitava di abbassarsi per scansare i rami più bassi.

Una sottile crosta gelata scricchiolava sotto le suole.

Alla fine del bosco i prati che scendono dall'Uomo morto si presentavano come un unico impluvio livellato dall'abbondante nevicata, la cima dei pochi faggi presenti era l'unica cosa che sporgeva da quel manto.

Il rifugio Rossi era coperto dalla neve, ad entrarci pareva d'introdursi in una truna, dopo il rifugio il traverso era ripidissimo per la gran quantità di neve ma i ramponi facevano buona presa e si procedeva spediti, in basso la Vetricia era sommersa da un mare di panna e alla focetta è apparsa la Pania, bianca e splendente come una sposa.

Il canale dell'inferno era liscio, scomparse buche e rocce, tutto livellato, spazzato dal vento e saliva ripido verso il cielo.

Al Callare la cresta sommitale era tutta una cornice debordante sul canale, le raffiche la spazzolavano formando nubi di polvere di neve che da quaggiù parevano un velo di tulle.

Avevo gente avanti che con i ramponi rompevano la crosta liberando granelli e pezzi di ghiaccio che le raffiche mi sparavano in faccia.

I cristalli di ghiaccio quando scivolano sulla crosta gelata fanno un rumore strisciante, come di una frana, in certi momenti non c'era altro da fare che voltare le spalle ed accucciarsi in attesa che passasse la bufera.

Un guanto che portavo appeso al polsino mi si è riempito di questi cristalli, inutilizzabile.

Sulla cresta le ventate erano ancora più violente, a volte facevano traballare, volavano pezzi di crosta che si mischiavano al pulviscolo di neve.

Mio figlio mi aspettava più in basso, in un punto tranquillo nei pressi del Colle della Lettera, io ho resistito qualche minuto a quelle folate, la cresta era orlata di cornici di neve ventata, instabili, ci ho messo un poco a decidermi e rinunciare.

E si che il vento non mi dispiace, ho l'intima convinzione che sia l'energia della natura. In montagna la sua voce è molto diversa  dalla pianura, sembra giocare: ora sibila, urla e soffia, ti sposti di poco e si quieta, ti accarezza dolcemente ed improvvisamente si fa di nuovo violento e ti schiaffeggia, c'è poco da fare, il padrone di casa è lui.

 

 

Strada delle Rocchette - Piglionico - Rif.Rossi - Canale dell’Inferno - Callare Pania della Croce

 

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