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Pane & Olio

Monte Prana

05/06/2004

La vita è adesso, recita una canzone. Il segreto, e la difficoltà, sta nel ricordarsene in ogni momento.

Lago di Massaciuccoli

Monte Prana

Panie

Questa mattina a casa mia piovigginava – Che diamine la vita è adesso! - mi son detto e son partito diretto verso il mare dove ho trovato quasi sereno. Non avevo un programma, non sapevo dove andare così ho scelto il monte Prana, il più meridionale, il più basso.

 - Se c'è un posto dove posso farla franca è quello - ho pensato, ed avevo ragione.

Tutto il giorno al confine tra maltempo e sereno, le nuvole passavano oltre rimanendo impigliate là, verso la Pania, e parevano incazzate a giudicare da com'erano nere, ogni tanto una pioggerellina leggera, fitta, a pallini, che non mi ha infastidito né impaurito.

Venivo da Lucese, son salito per la cresta est, dai casolari di Miralbello, e sceso per la sud-est fino ad uno stradello in un bosco d'abeti che mi ha riportato a Casabianca.

La vita è adesso mi dicevo sui dossi del Prana ricoperti da un'invadente ma minuscola fioritura bianca, tra i suoi biancospini in boccio e rossicci cespugli di stipa, buona per le viglie, tra l'odore del bestiame, o di qualche erba che gli somiglia, e di timo.

La vita è adesso, mi dicevo il pomeriggio a Camaiore tra scie di profumo e doposole davanti ad  un gelato al gusto di melone, in quella piazza che si stava animando di mamme con le carrozzine, di ragazzi che in capannello vantavano chissà quali avventure e di ragazze, al ritorno dal mare, con la pelle arrossata e un po' svestite.

La vita è adesso ... basta ricordarselo.

 

Foce di Lucese (cava abbandonata) - Casabianca - Miralbello - M. Prana (cresta Est) - Casabianca (cresta sud-est) - Foce di Lucese (cava abbandonata)

 

Monte Prana

10/12/2005

Prima salita in condizioni invernali anche se inverno ancora non è, un amico mi ha chiesto di accompagnarlo sulle Apuane meridionali e l'ho portato qui.

Casabianca

Mirabello

Monte Prana

Cresta sud

Pinocchio

Siamo partiti da Lucese seguendo il percorso estivo lungo il sentiero 101. La catena ci protegge dai venti di tramontana e ci godiamo il sole di questa bella giornata.

Già all'inizio è presente un sottile strato di neve dura, di sicuro bagnata dalla pioggia e gelata per il freddo della notte. Dopo il pino secolare che annuncia Casabianca lo strato comincia a crescere ed a farsi più morbido.

Ai casolari di Mirabello, adagiati in una piccola conca esposta al sole, siamo a 15-20 cm di neve soffice, leggermente umida, l'evidente sentiero è contornato di meravigliosi agrifogli che portano i loro semi come splendide decorazioni natalizie.

Alla sella di Campo all'orzo incontriamo il vento che ha ammucchiato la neve, si affonda fino al ginocchio e così per una buona metà della salita al Prana per fortuna già tracciata, il vantaggio di partir tardi.

La sommità invece è spazzata dal vento forte ed è rimasto solo un sottile strato gelato che il sole di mezzogiorno allenta un poco, quel che basta per fare a meno dei ramponi.

Lo scenario apuano è in perfetta veste invernale, da un lato il sole basso e caldo si riflette sul mare che agitato si sbatacchia sulla battigia e dall'altro il gelido azzurrino della catena appena imbiancata.

Una coltre bianca copre i giganti e le loro ferite, son sparite le strade di arroccamento ed i tagli di cava. Sparite le colate bianche dei ravaneti che  i villeggianti estivi scambiano per neve, ma non son ghiacciai, son pinnacoli, guglie, pareti frantumate e scartate.

Rocce che dal fondo del mare si erano offerte al sole, al vento, all'acqua, ognuno di essi le aveva modellate fino a farne un'opera unica ed irripetibile, adesso in mille bricioli riempiono i canali, i colatoi e sommergono i boschi. Son le lacrime della montagna versate per le moschee degli sceicchi.

Scendiamo per la cresta sud di nuovo tra accumuli levigati dal vento che soffia alle spalle con raffiche violente, intorno ai 100 orari, la neve che solleviamo ad ogni passo è una nuvola argentea che ci sopravanza, ci colpisce alla schiena, sul collo prima di fuggire avanti.

L'ultimo tratto di cresta si perde nel bosco tra alberi ed arbusti dove affondiamo ed è difficile stare in piedi, impolverati come pupazzi di neve e felici come bambini raggiungiamo la recinzione della mulattiera che porta allo Stradone.

Sulla via del ritorno incontriamo un vitello da un corno solo, più pelle che carne povera bestia, e tre asinelli dal pelo folto, Pinocchio Lucignolo ed un amico immagino.

Mi evitano timorosi, non ne hanno motivo ma li capisco poiché credo siano gli animali più bistrattati al mondo, non chiedono niente ed a loro vengono riservate solo fatiche e disprezzo, di sicuro tra i più miti, come mai tanto accanimento?

Foce di Lucese - Casabianca - Campo all’Orzo - M. Prana - Casabianca - Foce Lucese

 

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