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Monte Tambura

Ormai sono anni che giro da solo e dovrei esserci abituato ma a volte mi capita, al principio, di sentirmi a disagio, in soggezione. E' così che un'angustia mi coglie nel bosco all'inizio dell'escursione sul 147. E' il sentiero che da Campocatino passa in quota sopra Arnetola, lo conosco da tempo ancor prima che fosse segnato, avevo letto della sua esistenza sulla guida e l'avevo cercato con insistenza per chiudere un anello con al culmine la Tambura.

E' di sicuro poco frequentato e in certi punti erba ed arbusti hanno quasi ricoperto la traccia, passa al culmine di una rupe detta il balzo dei cani dove i pastori fanno saltare i cani vecchi e malati, così mi han detto e credo sia vero perché ho sentito di luoghi simili anche da altre parti. La vegetazione rigogliosa accentua la sensazione di solitudine, d'isolamento, poi  capita che il tronco di un albero od una distesa di fiori che sembravano banali assumano un'aria familiare, bellissima, in quel momento comprendi quella natura e capisci di farne parte, l'angustia lascia il posto ad una strana frenesia e tutto ciò che ti circonda diventa familiare, amico. Mi volgo curioso verso i rumori ed i fruscii che prima mi facevano sussultare e riesco a vedere un riccio, uno scoiattolo e la coda grigioverde di un serpente. Il sentiero raggiunge la cava Formignacola dopo un piccolo tratto attrezzato e porta sulla Vandelli e subito il paesaggio si fa aperto.

Davanti una comitiva di danesi forma una lunga fila che termino di superare al Passo della Tambura e poi via verso la cima. Ormai la solitudine e l'isolamento sono una chimera, anche dal mare arriva gente e sulla cima, a parte un solitario che a fatica mi regala un saluto, assisto ad una insolita processione.

E' incredibile quante cose si possono conoscere dei frequentatori di una montagna, sono partiti assieme eppure non possono fare a meno di rammentarsi il luogo di partenza, la quota, il dislivello e, soprattutto, il tempo impiegato. E' così che scopro che qualcuno ci ha messo tre ore, chi quattro e chi di più ma tutti sono soddisfatti, gli sembra una gran cosa, mi accorgo di non sapere quanto ho impiegato, non m'importa, a chi mi chiede quanto tempo ci vuole col mio percorso rispondo – non so, ci vorranno tre/quattro ore, ora più ora meno, ed osservo curioso il loro disorientamento, quasi un’ora più o meno avesse importanza nella nostra vita.

Arrivano i danesi, adesso la cima s''è fatta davvero affollata, me ne vado per la cresta nord-est, di nuovo in solitudine, fuori dai percorsi battuti. Vado giù fin quasi alla sella Roccandagia poi vedo l'abbozzo di due ometti e scendo per la Carcaraia, spero per il loro bene di non incontrare mai chi li ha fatti. In qualche modo raggiungo il sentiero che porta al passo della Tombaccia in un bosco deserto che mostra segni d'autunno fino a che, dall'alto, rivedo Campocatino.

 

Campocatino - Cava Formignacola - P. Tambura - Tambura - Cresta Nord-est - Carcaraia - P.Tombaccia -Campocatino

 

 

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Roccandagia

M. Tambura cresta sud

Alto di Sella

Cresta NE e Carcaraia

M. Cavallo

Cresta NE e Roccandagia

Campocatino