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Monte Rovaio

Sotto il Piglionico, tra il  massiccio delle Panie ed il fondovalle della Turrite Secca, sta una montagnola, bassa ma elegante, che da sempre mi ha incuriosito, non per il monte in se ma per quanto vi è accaduto, è il monte Rovaio. Era il 29 agosto del 44, un paio di giorni prima alcuni partigiani del gruppo Valanga che operava in questa zona ebbero una sparatoria con una pattuglia di tedeschi uccidendo un sottufficiale. Ci si aspettava una reazione e per evitare rappresaglie sui civili dei paesi vicini i partigiani rimasero qui ad aspettarla. In quei tempi grigi di guerra civile dove ad atti eroici si contrapponevano anche delazioni e meschine vendette questi ragazzi dettero prova di un coraggio eccezionale. Qualcuno, come spesso accade, per sminuirne il sacrificio ha parlato di ingenuità, ha insinuato che avessero sottovalutato il pericolo, che credevano di poter resistere; ci mancherebbe, chi , soprattutto da giovane, riesce a considerare coscientemente la propria morte se non in modo astratto, chi non mantiene la speranza, la convinzione che una possibilità rimane ... comunque io son venuto per cercare di capire. Dal Piglionico sono sceso a Colle Panestra e poi a Casa Trescala dov'era una postazione armata di Breda e bombe a mano come tutte le altre, fu la prima ad andare in crisi quella notte quando, poco dopo le tre, ci fu l'attacco. Poco sopra raggiungo una sella ed in breve a sinistra sono sulla cima del Rovaio, quota 1060 ca, da qui non scappa niente di quanto accade nella valle della Turrite, è un ottimo punto di osservazione e capisco perché avessero scelto questo posto per base. In una buca credo di aver individuato un'altra postazione, difficilmente difendibile anch'essa fu abbandonata e si ritirarono tutti sulla cresta del Gesù che s'innalza di un centinaio di metri correndo verso NO. L'ho osservata attentamente ma di salire senza corda non me la son sentita valutando problematica un' eventuale discesa, quindi son passato sul versante opposto dove sta Casa Bovaio. E' una casa di contadini, vi si faceva il pane, il forno con sotto la legnaia è ancora integro, lo si potrebbe fare ancora. All'impasto aggiungevano patate per mantenerlo morbido per parecchi giorni. Alle grondaie sono attaccati strani ganci ed ogni dove, sulla facciata, chiodi e ferri per appendere i raccolti, per farli asciugare. Poco più in là, a ridosso della parete che strapiombando scende dalla cresta, sta una rimessa od un fienile con il tetto di segale, ancora in piedi. Una larga cengia formatasi sui detriti costeggia la parete che non ha smesso di scaricare a giudicare dalle pietre che invadono il percorso, a guardare in alto sono evidenti le macchie chiare dei distacchi, l'abbandono appena posso e sfruttando un punto debole raggiungo il boschetto sopra la parete stessa e poi la cresta del Gesù più o meno al centro del suo breve sviluppo. E' una cresta, come quasi tutte in Apuane, dove fiori ed erba si affacciano tra le pietre, in questa bella giornata profuma d'estate e di erba secca, ogni dove grilli e farfalle, se quel giorno era come oggi non era  certo un bel giorno per morire. Visto da qui questo luogo mi sembra un nascondiglio più che un fortino, un castelletto naturale difficile da raggiungere ma facile da circondare ed impossibile da abbandonare. Muoversi sotto tiro su questa cresta non doveva essere bello specie sull'estremità NO. Non conosco il suo sviluppo saranno ad occhio trecento metri e c'erano almeno altre tre postazioni. Quel  giorno, dopo dieci ore di combattimento, i tedeschi che attaccavano da ogni parte  raggiunsero la cresta, i ragazzi del Valanga si rifugiarono in un'unica postazione prima di tentare la fuga. Si calarono sul lato nord ma erano sotto tiro, dei bersagli. Tra queste pietre, tra questi fiori che forse hanno bevuto il loro sangue io credo di aver capito, rimasero perché era quello che aspettavano, avevano scelto di combattere ed era arrivato il momento, rimasero qui perché probabilmente non avevano un altro posto facilmente difendibile dove andare incontro al loro destino, attuare la loro missione, non a caso toccò ai più giovani, gente più matura fece in modo di non trovarsi lì quel giorno. Io sono venuto come in pellegrinaggio, a render loro omaggio perché penso ai miei vent'anni ed ai vent'anni di mio figlio, a come son stati facili e quanto difficili invece furono i loro.

Di seguito l'elenco dei caduti di quel giorno, a fianco, per chi la conosco, la data di nascita. Era il 29 agosto 1944.

Puccetti Leandro 25.03.23  

Sassi Renzo  16.02.24   

Bertoni Mario 11.11.26

Bergamini Edoardo 10.04.18

 Borro Giovanni 1913

Bruni Ettore 10.11.23

Borsi Remo 29.09.24   

Bucci Sergio (Roma)

Cipriani Pasquale 03.01.28

Davini Mario 03.08.23

Francesco “il Napoletano” (CE)

Lorenzoni Renato 15.02.25

Olivieri Rubino 03.05.26    

Pierantoni Walter (BO)

Pieroni Lauro 11.03.26

Puccetti Gabriele 27.06.22

Rusticelli Aldo 11.06.20

Tognoli Ferruccio (BO)

Venturelli Mario 19.10.26

 

 

 

 

 

 

 

 

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