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Monte Gennaio

Sarà che le settimane son dure assai ... sarà che mi sto impoltrendo o che la notte dormo poco per il caldo ... sarà una predisposizione naturale ma faccio sempre più fatica ad alzarmi dal letto il sabato e spesso mi capita di far tardi; abbandonati programmi ambiziosi non rimane che ripiegare sul mio tratto d'Appennino il che non mi dispiace affatto, di questi giorni è fresco e rigoglioso e le sorgenti ancora ricche.

Al parcheggio trovo il vecchio Bruno, non è cambiato molto in questi anni, solo le sopracciglia un po' più bianche mi rammentano i suoi ottant’anni e passa.

Bruno sul Pizzo d’Uccello

- Sono venuto su la settimana scorsa e camminavo bene - mi dice - così sono tornato, vorrei firmare il libro.-

Mi accompagno volentieri a Bruno, è sempre prodigo di chiacchiere e di racconti, mi parla di un mondo che un po' conosco dalle storie dei nonni ma loro erano contadini e barrocciai, hanno sempre vissuto in campagna, conoscevano tutto di terra e d'animali ma Bruno è un cittadino.

Mi parla dell'uomo dei lampioni che avvolto in un gran mantello li accendeva ad uno ad uno e degli spazzini che anziché vuotare i cassonetti raccattavano cacca di cavallo.

Ogni tanto ci fermiamo perché quest'uomo ancor si meraviglia: ora per un fiore ... ora per uno scoiattolo.

Piano piano arriviamo al rifugio, una squadra di volontari fa uno sporco lavoro imprecando contro qualcuno che ha buttato nel cesso qualcosa e così Bruno mi racconta di quando, giovane ufficiale al fianco degli inglesi, dopo l'8 settembre beninteso, scoprì la carta igienica.

Mi rivela che gli inglesi l'avevano impressionato avvezzo com'era alle privazioni della guerra, alle cinque fermavano l'autocolonna e si facevano il the, avevano divise di bei tessuti (deformazione professionale, è un tecnico del settore) e la carta igienica!

 - Ma pensa te contro chi c'eravamo messi! - mi fa - oltre alle bombe questa gente aveva anche le strisce di carta per il sedere. -

Arriviamo alla vetta con le prime gocce del temporale di mezzogiorno, giusto il tempo della firma e poi via verso il rifugio dove c'inseguono lampi e tuoni, ma va bene, il tempo di mangiar qualcosa che torna a splendere il sole.

Siamo quasi all'auto quando Bruno mi dice:

- Grazie amico mio, non gliel'avrei mai fatta senza di te, mi hai tirato la volata, come al giro d'Italia! -

Mi fermo e lo lascio andare avanti osservando la sua andatura dinoccolata ed ancora giovanile e mentalmente gli rispondo:

- Grazie a te Bruno ... per quello che m'insegni e per le speranze che mi dai, da vecchio vorrei somigliarti; oh non fraintendermi, non conto di conservare il tuo vigore, magari i miei sessant'anni, se arriveranno, saranno già peggio dei tuoi ottanta, ma vorrei mantenere la capacità che hai di stupirti, di sorprenderti ancora ... per un fiore ... per uno scoiattolo ... o per il canto di un uccello ... come poco fa quando ti sei fermato ed alzando il palmo della mano mi hai detto:

- Ascolta ... senti ... senti com'è bravo nel canto questo merlo! -

 

Monte Gennaio

 

Monte Gennaio 23 luglio 2005

Un soffitto di foglie, verde, fitto fitto, tanto fitto che neanche una macchia di sole lo trafigge ed una distesa infinita di tronchi dritti, chiari chiari, lisci che a volte sembrano guardarti con attenzione quando ti aggiri ai loro piedi ed altre volte manco s'accorgono di quando li sfiori, in ogni caso ti considerano poco.

E'luglio e questi poggi, a differenza delle altre stagioni, son parecchio frequentati  da escursionisti di ogni tipo, ma si perdono nella vastità di questo bosco.

Finiti gli alberi la montagna è tutta un pascolo che sale e scende le mille quote di un unico crinale ma è la più massiccia che m'interessa.

Tronchi

Iperico

Appennino

Il monte Gennaio è il primo monte sul quale sia salito, qui scoprii che si usava lasciare un libro sulle vette dove ognuno potesse scrivere da dove veniva e dove andava per lasciare un segno, una traccia del passaggio.

In questi tempi di facili comunicazioni ha quasi perso questa funzione per assumerne una di colore e son altre le cose scritte.

In tanti annotano le emozioni, ognuno si sforza di scrivere qualcosa di originale, qualcosa che fermi quell’istante.

Sembra quasi buffo che tanta gente rimanga estasiata su di un poggio simile, un lungo groppone erboso, di quota anche modesta, ma veramente il luogo è speciale stretto com'è tra vallate selvagge e solitarie e li capisco.

Da un lato la valle della Verdiana priva di ogni insediamento umano, le uniche tracce di antiche presenze sono ai Mandromini o Ca Selvori ma il piccolo podere è ormai divorato dalla vegetazione e le casette non si vedono più se non se ne conosce l'esatta ubicazione.

Il fondo della valle è attraversato da una traccia che attraversa il fitto bosco, inizia dalla Maceglia scendendo al fosso dei Mandromini e risale in direzione del passo del Cancellino transitando per la fonte dell'olivo, sarei sorpreso contasse più di una o due percorrenze l'anno.

Dall’altro lato la valle dell’Orsigna coi suoi villaggi che mantengono l’aspetto di secoli addietro. La valle è isolata e trascurata dalle moderne vie di comunicazione, questo sembra dar ragione a quella teoria che a questo mondo vuole salvi solo i luoghi dimenticati.

A nord invece precipita verso il fosso della Stufa ed il Segavecchia, luoghi selvatici e disabitati.

In effetti niente di questi posti si presta ad attirare frotte di turisti, non ci sono piste da sci né impianti, né strutture ricettive e la natura non ha regalato guglie sensazionali, architetture stupende e stupefacenti ma morbide linee sinuose, confortevoli e riposanti già alla vista; luoghi comodi ed invitanti in cui sentirsi a proprio agio come quando s'indossa un vecchio cappotto un po' sformato.

Caro Gennaio arrivederci, ci rivedremo presto.

 

Casetta Pulledrari - Rif. Montanaro - Monte Gennaio

 

Monte Gennaio

06/05/2006

 

Ogni pianta aspira al frutto

ogni alba si fa sera

nulla dura sulla terra

tutto muta e fugge via (H.H.)

Foglie

Albero caduto

Monte Gennaio o Uccelliera

Crochi

La fonte con la croce

Bosco

Monte Gennaio

Crochi

Elicottero

E' quel che penso vedendo i faggi vestiti di nuovo, piccole foglie verde chiaro, plissettate, pendono tremule dai piccioli che le hanno appena generate mentre ancora scricchiolano le vecchie sul sentiero.

Tutto cambia in continuazione anche se il balletto ha sempre e solo due mosse: il bello ed il brutto, la pace e la guerra, la vita e la morte.

E' una mutazione continua con la vita che sembra nascere dalla morte, non è ancora sparita del tutto la neve scoprendo il paleo secco, prostrato, che subito da quella melma spuntano i crochi, dove l'erba ha già avuto la sua razione di sole per rinverdire vecchi fasti è il turno di genziane e di viole.

Dalla cima del Gennaio guardo tutto questo divenire in compagnia dei rondoni in caccia dei primi insetti e di nuovo vita e morte.

Sono ancora sulla cima quando arriva l'elicottero, cercano Giovanni scomparso su questo monte da più di tre mesi ormai.

Sono stati parecchio fermi sul fosso della Stufa per poi atterrare sopra Portafranca, non ho visto cosa facevano perché il bordo del canale me li nascondeva ma ho pensato subito l'avessero trovato. Dalla cima ho visto nello scivolo della sorgente segni evidenti della valanga che può averlo travolto, la croce alla fonte piegata e nel fondo, subito prima di confluire nel fosso della stufa, i faggi schiantati dalla neve.

E' passato del tempo, se n'è andato via il sole ed ero sulla via del ritorno quando dopo un altro volo hanno scaricato un involucro giallo, di nuovo la morte ho pensato, ma ora che sappiamo, che finalmente è finita l'attesa, non ci sono più fantasmi e, al tempo giusto, la vita coprirà quel vuoto.

 

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