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Pane & Olio

Monte Cavallo

Da Cardeto la cresta nord del Cavallo s'impenna per 200 m, mostra una faccia burbera ma per lo più è apparenza, si sale per qualche roccia e parecchio paleo anche se c'è da stare attenti a zolle malferme, la prima quota è cosa fatta ma non è ancora il momento di lasciarsi andare.

Il Cavallo è formato da quattro cime molto vicine, quattro placche di marmo che sembrano conchiglie emergono dalle ripide erbe del versante di Massa, sul versante Garfagnino precipitano erbe ancor più ripide.

Scendo ad uno stretto colletto e di fronte ho la quota principale, la vela o appunto la conchiglia come qualcuno la chiama.Una placca di marmo leggermente appoggiata mi si presenta di profilo, termina con una cresta affilata oltre la quale precipitano le ripidissime erbe del canale Cambron, un classico d'inverno.

Il filo di cresta mi appare repulsivo, lo evito, perdo qualche metro di quota fino ad una macchia gialla sulla roccia per seguire una fessura leggermente obliqua che mi riporta sul filo in un punto meno ostile, arrampico le ultime rocce e sono sulla cima più alta.

Una traccia più che evidente cavalca le altre quote, ormai la traversata è fatta, scenderò per paleo fino al sentiero che porta all'Aronte, finalmente posso lasciarmi andare e godermi questa cima così poco frequentata; sotto di me canali selvaggi solcano le Apuane di Massa, aspri e faticosi, chi non li ha visti sa poco di queste montagne.

Alla Focolaccia la cava ha distrutto la sella del passo che ora si presenta con una serie di orribili gradoni ed ha intaccato il lato est della montagna prima di penetrarne le viscere; sotto i miei piedi, cento o duecento metri non so, la montagna è forata, una serie di stanze le chiamano, con pareti e soffitti di marmo pregiato dalla struttura cristallina minuta, molto resistente alle intemperie.

La sua stessa natura rappresenta la condanna per il Cavallo.

Il sole brilla rovente sulle strette vallate che scendono verso la marina e da invisibili fuochi le nubi si alzano come un fil di fumo che si spande nell'azzurro, alla ricerca di compagnia si raggruppano come le rondini in
autunno diventando sempre più scure via via che s'ingrossano, iniziano a ribollire e cominciano il loro viaggio.

Nessun'altra cosa mi trasmette il passare del tempo come lo scorrere delle nuvole, forse influenzato da effetti speciali di certi filmati, il loro incedere e' inarrestabile. L'ombra ineluttabile avanza lentamente e ghermisce ogni cosa al suo passaggio, non risparmia niente, il caldo del sole scompare e un'aura gelida mi coglie quando per un attimo mi raggiunge.

Scelgo di spendere qualche attimo della vita osservandole ed in un abbandono totale ho proprio la sensazione del tempo che fugge via, la vita se ne va un attimo dopo l'altro ed io affaccendato come sono non me n'avvedo, ma qui, disteso sul mio improvvisato giaciglio reso comodo con qualche fagotto, ne ho la netta percezione.

Ho cercato tra mille parole per descrivere le mia sensazione ma nessuna mi pare più adatta di quelle che un Amico mi ha fatto apprezzare e che Fernando Pessoa fa scrivere ad Alberto Cajero:

- sento la vita scorrere in me come un fiume nel suo letto.-

Mi alzo e guardo le nubi che portano via il mio tempo, mi sento un po' più vecchio, come spesso accade quando mi soffermo e dal di fuori mi guardo.

 

Val serenaia - F.Cardeto - M. Cavallo - P. Focolaccia - F. Cardeto - Val serenaia

 

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Dalla Cresta Nord

La vela

Quota 1895

Quota 1874

Quota 1874 e Pisanino

Bivacco Aronte