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Colle di Favilla

Col di Favilla è un vecchio borgo adagiato su di una sella lungo un costone che scende dal Corchia, si trova sul percorso che da Isola Santa porta a Mosceta ed è abbandonato ormai da cinquant'anni.

Il campanile, un po' massiccio, è costruito dietro la chiesa e svetta tra la vegetazione, a fianco un bel vialetto delimitato da faggi e qualche castagno porta ad un piccolissimo cimitero.

Isola Santa

Un castagno lungo la via

Colle di Favilla

Spoon River

Visito spesso i piccoli cimiteri di montagna, forse per morbosa curiosità oppure alla ricerca di un mio personalissimo Spoon River e questo non fa eccezione, saranno poco più di una dozzina di tombe e non più di quattro cognomi, nonostante l'abbandono tutto appare ordinato.

Il tempo ha cancellato i segni delle sepolture e livellato il prato, le lapidi sono montate lungo il piccolo muro perimetrale ed il vento ha ammucchiato in un angolo le foglie secche, la natura poi provvede con campanule e crochi ad un dignitoso decoro.

Vi si respira un'atmosfera naturale e di pace e mi sembra normale trattenermi con questa gente al cospetto del Pizzo delle Saette che da qui mostra il suo lato più maestoso.

Posso anche sforzarmi e immaginare la vita che qui si svolgeva, il lavoro certo duro: gli orti, le bestie e come tutti si conoscessero, gli appostamenti per incontrare le ragazze e le veglie, i giovani che certo sognavano l'evasione e l'eterno conflitto tra chi se ne vorrebbe andare e chi non saprebbe dove.

Oltre il cimitero le povere case sono tutte dirute, di alcune s'intravede l'intonaco interno pitturato di rosa o celeste e con piccoli disegni fatti con il rullo come ricordo di aver visto in vecchi casali.

Larghi sentieri circondati da siepi di bosso e di faggi si dirigono verso l'alpeggio di Puntato, servivano per il bestiame e sono disseminati di altri caselli costruiti a secco e diroccati; io trovo molto naturali queste vecchie costruzioni che s'integrano perfettamente con i luoghi fino a farne parte.

Michelucci, l'architetto, sosteneva che i casali sono così armonici con l'ambiente perché i contadini (ed anche i pastori aggiungo io) costruivano per sé e la famiglia, le case crescevano e si modificavano con le loro esigenze e lo facevano utilizzando il poco a disposizione.

Adesso gli edifici, progettati con cura, sono finiti ancor prima di nascere, sfruttano ogni risorsa di materiali e di spazio e possono essere solo attuali, difficile che abbiano un futuro, per questo è possibile riattare un vecchio fienile trasformandolo in una graziosa casetta mentre nel futuro di un garage può esserci solo la demolizione.

Spesso le nostre case moderne mi trasmettono una profonda malinconia ed altrettanto i giardini delle nostre città: recinti ancor meno naturali degli edifici, e m'intristiscono anche i numerosi merli che vi hanno preso dimora, quasi quanto i gabbiani sulle discariche; i passeri no, i passeri non sono pretenziosi, sono naturali ovunque come le vecchie case, sia becchino le briciole sotto la mia finestra o le spighe in un campo di grano.

Isola Santa – Col di Favilla (n. 9) – Val Terreno – Strada del Cipollaio – Isola Santa.

Nota: La via del ritorno non è di solito percorribile per un cancello che chiude un taglio di cava nei pressi della strada del Cipollaio, l'ho trovata aperta per caso.

 

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