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Casa Castagnolo

Scherzi del progresso - 02/02/03

Dalla coda del Cavallo il crinale scende brullo e selvaggio verso Piastramarina, il Piastrone e la guglia di Piastreto, arriva allo stretto intaglio della Vettolina e di nuovo sale con la quota 1075 poi uno scialle di paleo color ruggine prende il sopravvento e copre le rocce con morbide pieghe.

Il crinale s'addolcisce con questi prati, quasi pianeggianti, l'avevo visto decine di volte tornando a Resceto, alla sera il sole gli tramonta dietro sfumandolo di rosa.

Finalmente mi son deciso e adesso son qui, alla cima Castagnolo, quota 974, sui prati dove sorge l'omonima casetta affiancata da un gran noce sulla cresta  che divide la valle di Forno da quella di Resceto.

Cima Castagnolo

Casa Castagnolo

Casa Castagnolo 2


E' una casa di pastori: sul lato Sud l'ingresso basso per le pecore ed un muretto a secco che abbozza un recinto, da qui si può guardare al mare verso Massa o Portovenere, la vista verso quest'ultima è disturbata da un paio di quote minori che danno un po' di fastidio ma non c'è da preoccuparsi, le cave sono a buon punto e presto al loro posto vi sarà uno spiazzo.:-((

L'ingresso vero è un po' più in alto, sul lato Ovest, privo di vista ma riparato dall'intemperie, gente pratica questa; del solaio che divideva le bestie dai cristiani non v'è più traccia e neanche del tetto.

Della casetta ormai sono rimaste solo le mura, all'interno la cappa del camino ed una nicchia con l'incastro per le mensole, anche una pentola dove probabilmente il pastore faceva la sua cagliata. Adesso il latte munto qui dovrebbe andare nei rifiuti speciali.

Sul lato Nord un noce centenario ed una vista da urlo, il piccolo prato è sospeso sul crinale e subito precipita vertiginosamente sulla valle di Resceto liberando la vista sui 1500 metri di dislivello dal fondovalle alla catena di cime che mi sta di fronte, dall'Altissimo alla paciosa Tambura ed al più tosto Cavallo.

Il posto è splendido, è difficile staccarsene, è un trono che sovrasta grandi meraviglie ed aleggia una sorta di mistero: chi ha potuto sobbarcarsi tanta fatica per sistemarsi in questa solitudine?

L'animo di questo pastore aspirava a grandi bellezze.

Da bambino ho fatto in tempo a conoscere questa generazione, era gente che si affidava alla terra, al sole, all'acqua e ne aveva fiducia, negli elementi e negli animali, adesso ci affidiamo al mercato ed alle quotazioni di borsa e gli elementi sono diventati dei nemici da tener d'occhio.

 

Resceto - Cima Castagnolo - Casa Castagnolo - Resceto (sent. 161)

Cima della Croce e Casa Castagnolo

Cima della Croce – 07/01/2006

Sono le 14 di una magnifica giornata di sole, all'indomani della Befana, e da un terrazzino lungo la cresta della Cima della Croce osservo Casa Castagnolo.

Mi riesce difficile andarmene, mi piace osservare il mare appena velato da una leggera foschia, giallo dorato come solo il sole d'inverno riesce a colorare.

E mi piacciono anche le cime innevate dall'altra parte, perfettamente pulite, solo sul Cavallo sta nascendo una nuvola, una nebbia ancor più candida del candido mantello che lo ricopre, ci gioca, lo sfiora, l'abbraccia e lo carezza, come vorrei essere quella nuvola!

Terrazzamenti

Casa Castagnolo

Cima della Croce e M.Cavallo

Cima della Croce

Ma soprattutto non mi riesce staccarmi dal Castagnolo.

Il vecchio noce accanto alla casetta è caduto, sradicato, magari era già secco e non ha retto alle bufere di crinale.

Poco male, gli alberi nascono e muoiono, era vecchio, avrà avuto cent'anni e forse più, ma qui non lo ripianterà nessuno e tra cent'anni, o forse meno, toccherà ai resti della casetta a sgretolarsi e scomparire.

Cent'anni, quando si dice sembra un'eternità ma piano piano il tempo passa e piano piano del pastore del Castagnolo non rimarrà nessuna traccia.

Già ne son passati d'anni ormai quando dalla Vandelli, guardando al crinale di fronte, mi accorsi di questo noce e di questa casetta, era una visione idilliaca e pensai che doveva esser bello riposarsi alla sua ombra in questi luoghi brulli.

Tante volte solo l'idea mi alleviava la fatica della salita, tra me e l'albero c'era come un sodalizio, un'amicizia silenziosa, il Castagnolo non è più lo stesso.

Mi son scrollato e per staccarmi mi son dato un'altra meta andando su e giù per il crinale della Cima della Croce fino ad una sella dove, repentina, inizia quella che la guida indica come quota 1075 e la separa dalla Vettolina, mi è sembrata ardita per come mi sentivo oggi.

Una pala che precipita verticale sul lato sinistro mentre a destra strapiomba.

Ho seguito con gli occhi il filo di cresta con rocce rotte e un passaggio di III secco, forse di più, molto esposto.

Magari era meno brutta di quel che sembrava ma non mi andava e poi senza né corda né compagno ...

Son tornato al mio terrazzino a contemplare il Castagnolo.

Son salito quassù da Resceto con il sentiero 161 attraversando una serie di imponenti terrazzamenti dove i rovi contendono lo spazio ai castagni, sono collegati tra loro con scalette, un'opera grandiosa da far pensare ad una piramide precolombiana.

Una vecchia signora del paese me li ha indicati come la bonifica, credo risalgano al periodo del fascio, furono fatti per strappare terreno da coltivare alla montagna.

Mi ha raccontato che ci lavorava un sacco di gente, venivano da ogni dove, chi portava le pietre, chi scavava, chi murava ...

Le ho chiesto anche se i castagneti sopra il villaggio, adesso abbandonati, avessero dei proprietari o fossero della comunità, a volte in montagna, in condizioni difficili, delle risorse si fa comunione.

Mi ha detto che avevano dei proprietari tanto che non era consentito nemmeno il pascolo delle capre.

Mi ha raccontato inoltre di essere andata anche lei a raccogliervi le castagne:

Ero bambina e ci andavo con la mamma, scalza perché le scarpe non le avevo, un freddo ai piedi ...-

Anche il mio vecchio amico Bruno spesso mi ha raccontato storie simili di quei tempi ed anche un aneddoto su Nello Conti, anche lui di Resceto, la prima guida che accompagnava i signori sulle cime delle Apuane.

Non so se sia vero ma mi disse che uno dei suoi clienti, per ringraziarlo dei servigi resi, gli regalò un paio di scarponi a cui la guida teneva tantissimo tanto che quando il terreno si faceva difficile per i sassi aguzzi, e sulle Apuane ce ne sono tanti, se li toglieva per non rovinarli proseguendo scalzo.

E' tipico dei poveri, di certo un mulo non lo avrebbero fatto lavorare senza ferri, era un capitale e avrebbe potuto rovinarsi, i piedi invece il padreterno ce li dà gratis.

Ma bada te che pensieri mi vengono in mente, tutto perché mi riesce difficile staccarmi dal mio terrazzino lungo la cresta della Cima della Croce, sopra  Casa Castagnolo.

Sono le 15 di una magnifica giornata di sole, all'indomani della Befana e da un terrazzino ...

Resceto - Cima Castagnolo - Casa Castagnolo - Cima della Croce - Resceto (sent. 161)

 

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