Home
Cose così
Diario
Mangiari di casa
Home

Pane & Olio

Piccioncino d’argento

Pistoia, 28 luglio 2003

Sere d'estate, cene all'aperto tra fuochi di citronella con amici, parenti, conoscenti. L'altra sera mi son trovato accanto un signore che mi ha visto crescere e mi ha raccontato questa storia che mi è piaciuta assai.

Toscana, 1930 circa

Avevo uno zio di nome Ruggero, fratello della mamma, era un buon uomo: ogni volta che mi vedeva mi chiamava, infilava due dita nella tasca del gilet e mi dava un diecino per le caramelle, adesso sembrerà poca cosa ma di quei tempi erano rare le mance perché c'era miseria.

Ruggero aveva un difetto: gli piaceva bere, come a tutti del resto, in quei tempi non c'erano divertimenti per la povera gente e così la domenica si ritrovavano alla mescita e si giocavano il fiasco alle carte, in quattro ne giocavano almeno cinque così che ne toccasse più d'uno a testa e la sera tornavano a casa brilli, ce la facevano a tornare giusto perché quel che bevevano era un vinello di cinque o sei gradi perché al piano l'uva era scadente e per la miseria che c'era si cercava la quantità no di certo la qualità.

Ruggero lavorava nel podere dei Biagini, un poderone, faceva diversi lavori ma suo compito esclusivo era spargere il bottino, non so cosa mai ci trovasse in quella mansione così umile ma lui non ci faceva caso, sosteneva che in quella produzione siamo tutti uguali, signori e villani, a modo suo era un filosofo.

In quei tempi e fino agli anni 60, quando l'uso dei detersivi li ha resi inutilizzabili, s'impiegavano i liquami per concime, usavano delle carrette con al centro il bigoncio del bottino dal quale attingevano con il tozzo, un recipiente simile ad un bussolotto con il manico dritto; ancora oggi capita di sentire qualche bisnonna che rimproverando i nipotini sporcati nei giochi dice sei sudicio come un tozzino.

Alla sera era sempre l'ultimo a smettere il lavoro e faceva un giro per sincerarsi che se ne fossero andati tutti, allora si recava in cantina e seduto davanti alla botte si faceva un quartino.

Una sera sentì un vocione dire: -TI PIACE?- Era Brisi, il padrone.

-Oddov'eri - rispose Ruggero - Ho guardato dappertutto e non c'era nessuno! -

Il fatto non turbò il rapporto tra i due perché Brisi era un uomo saggio e sapeva che per avere il meglio dalla gente bisogna accettare anche qualche imperfezione, difatti gli affidava anche compiti delicati ed un giorno gli dette dei soldi da portare in banca.

La banca era al piano terra di un palazzo e occupava due stanze, c'era una cassaforte rotondeggiante che sembrava un prototipo dei frigoriferi che si sarebbero costruiti negli anni 50 ed un bancone con il piano di marmo dove i cassieri battevano le monete.

Tin - Tin - Toc ... - questo è falso - disse l'impiegato con in mano una moneta da cinque lire che avrebbe dovuto essere d'argento, s'apprestò a dividerla in due con l'apposito strumento, e solo l'implorazione di Ruggero, la notorietà di Brisi ed il fatto che egli avesse una bella figlia nelle mire del cassiere salvò la moneta.

Brisi che era un signore ed un galantuomo non la rivolle indietro e la lasciò a Ruggero, - Fanne quel che vuoi - gli disse.

Ruggero se ne andò con quella moneta in tasca, cinque lire che chiamavano piccioncini per la piccola aquila che vi era raffigurata, non erano certo poche, chi le aveva poteva andare a ballare in montagna, prendere una macchina a nolo, erano una bella sommetta, c'entrava una bella bisboccia, ma di quelle che n'avrebbe fatto?

Per schiarirsi le idee decise di farsi una bevuta ed all'osteria prese un litro di quello buono, dopo aver bevuto andò al banco, infilò due dita nel taschino del gilet estraendo il piccioncino e lo gettò sul piano di marmo ... toc...

- Questo è falso - disse l'oste.

- Ma guarda te! Mi hanno rifilato cinque lire false - esclamò Ruggero - vuol dire che ti pagherò quando ripasso.

Fu così che nei giorni seguenti fece il giro di tutte le osterie della città battendo la moneta al momento di pagare e poiché era un brav'uomo non andò da Rovigo, l'osteria più vecchia, che non aveva il bancone di marmo.

 

 

[Home] [Cose così] [Diario] [Mangiari di casa] [Home]