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Pane & Olio

La guida alpina

 26/10/2003

 

Ieri ho accompagnato in montagna due amici, la loro prima volta al Forato. Lei era un po' stanchina ma entusiasta, l'ho capito dal bagliore degli occhi mentre mi diceva di non esser mai stata in un posto simile e che credeva non n'esistessero cosi' vicino.

-Grazie bjbo - mi ha detto - per avermi fatto da guida -

Il pensiero è corso ad una gita lontana quando anch'io seguii una guida e gliel' ho raccontato.

Avevo da poco scoperto la montagna, l'estate precedente ero fuggito dalle spiagge della Versilia e con la mia ancor giovane (allora) moglie ed il mio piccolo (sempre allora) pargolo avevo percorso in lungo ed in largo i pascoli d'Appennino.

Il pranzo

Sul sentiero

Casale

Eravamo affascinati dagli spazi, dai silenzi, dalla solitudine ma anche dalla cordialità dei pochi incontri, quel salutarsi, l'accompagnarsi per brevi tratti, dividere il pane in un rifugio con degli sconosciuti e lasciarsi come chi s'incontra tutti i giorni.

Questo mondo mi attirava stufo com'ero d'ascoltare il mio vicino d'ombrellone che magnificava la sua nuova Cherokee 8500 cc, 18 posti, 5 km con 12 litri di benzina usata dalla moglie per accompagnare il bimbo a scuola e la nuovissima minismart spider biposto col disegnino dell'autista sulla portiera, 180 km con un litro, ideale per andare a comprare le sigarette.

Dopo gli Appennini con un paio d'amici cominciai una sistematica esplorazione delle Apuane e quel sabato, si era un sabato perché il traffico della domenica non l'ho mai digerito, toccava al Prana, nelle Apuane meridionali, una cima modesta, il primo rilievo della catena.

Già dalla piana di Lucca lo vedevamo alzarsi dolcemente, un piano inclinato, fino alla cima per poi precipitare sul lato nord.

- Sembra un ranocchio pronto a saltare. - disse uno di noi.

In effetti è il punto in cui la falda s'innalza come il lembo di una ferita da cui spuntano le altre cime. Simmetricamente, a nord, il ben piu' possente Sagro gli somiglia formando l'altro lembo, tra i due, come da una cicatrice, spuntano aguzze le Apuane.

I fianchi del monte sono erbosi con affioramenti calcarei sempre più estesi via via che ci si avvicina alla cima, costellati di piccole doline dove si può riposare al riparo anche di forti venti; è un gigantesco pascolo sul quale ho spesso trovato vacche e vitelli dal manto fulvo, non so di che razza siano, conosco a malapena chianina e marchigiana, comunque erano bestie da carne questo è sicuro, a giudicare dai grossi posteriori.

Quel giorno partimmo da Metato, poche case dimenticate a qualche minuto dalla riviera, note solo a svizzeri e tedeschi, e lì aspettava la nostra guida. Senza dire una parola osservò paziente i nostri preparativi e quando gli parve fossero finiti s'avviò.

Iniziammo a salire percorrendo una strada bianca tra le selve dei castagni fino ad un gruppo di casette, forse abitate in estate, e poi ancora per cigli e greppi attraversando vecchi poderi e terrazzamenti, sfiorando metati e casali abbandonati.

Era l'inizio della primavera e i ciliegi e i frutti ormai inselvatichiti erano in fiore, tenui macchie bianche come nuvole leggere su prati smeraldini, la nostra guida procedeva avanti di qualche passo senza distrarsi, ogni tanto si voltava per controllare che fossimo nella sua scia ed ad ogni bivio ci aspettava, che non ci fosse possibilità d'errore.

Attraversate le pendici del monte Ciurlaglia e Falcigoli arrivammo sotto lo spigolo nord del Prana, ricordo che mi azzardai a dire:

    - Però che bello! Si potrebbe salire da qui! -

Lo sguardo di un compagno mi fulminò e continuammo per il facile sentiero aggirando lo spigolo e guadagnando dolcemente la vetta. Sulla cima c'è una gran croce bianca ornata di lampadine, forse funzionano a batteria, forse le accendono per qualche festa o non le accendono più, non so; da qui si domina la verde conca di Camaiore, la cittadina è contornata dal verde dei boschi, dei castagni e degli olivi, poco oltre sta la marina, nei giorni ventosi sì può vedere la schiuma delle onde. Come spesso accade le cime minori sono quelle che più pagano la poca fatica richiesta.

A sinistra lo specchio di Massaciuccoli, la natura è maestra di vita e quelle acque placide mi suggeriscono lo svolgersi un dramma vecchio come il mondo colonizzate come sono da gamberi killer ed un giovane coccodrillo, od un grosso caimano ancora non si sa.

Come sempre accade i pionieri sono i più audaci, i più avidi ed intraprendenti delle rispettive specie ed incutono timore e spavento agli illusi che, abbandonati sogni e speranze, credono la loro vita perfetta e si perdono solo dietro ai dettagli, alle minuzie prive d'importanza.

Altri, ancora più avidi degli invasori, abituati a pensare solo ai loro interessi, cercano di sfruttare ogni occasione per il loro tornaconto, a svantaggio degli uni e degli altri cavalcando ogni tigre finché ne vedono il loro tornaconto.

I più si chiedono quanto tempo dovrà ancora passare perché, con tanta acqua che c'è al mondo, ci sia un posto per tutti dove ognuno abbia la possibilità di costruirsi una vita serena e dignitosa.

Intanto noi sul monte dividemmo le provviste con la guida mentre discutevamo, pensavamo di scendere per il monte Pedone e risalire a Campo all'orzo ma lei, non appena accennati i preparativi per la ripartenza, prese per la via fatta all'andata, come altre volte nella vita non mi riuscì di dire di no, ci si guardò e la seguimmo.

Con calma ripercorremmo il sentiero della mattina scoprendo vecchie colture ed antiche tracce contadine sempre con avanti la guida che camminava di buona lena e sembrava impaziente di rientrare, difatti, giunti a Metato, si dileguò.

Son passati diversi anni, chissà se la guida è ancora viva, non mi pareva di primo pelo, e, se lo è, chissà se esercita ancora la professione, se aspetta ancora i turisti al parcheggio di Metato per portarli sul Prana.

Certo che se ancora lo fa qualcuno glielo dovrà pur dire che deve viaggiare con ... guinzaglio ... e museruola.  :-(

Metato - M.Prana (sent. 104)

 

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