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Pane & Olio

Alberi

Nella mattinata il tempo volge rapidamente al bello e così ci scappa una passeggiata in Appennino. Due passi nel bosco del Teso, i faggi si alternano agli abeti ma è senz'altro la prima essenza la più numerosa.

Dalle mie parti i faggi sono alti e dritti, i tronchi, grigi chiari, lisci e levigati, corrono verso l'alto prima di liberare il groviglio dei rami, difficilmente si riesce ad abbracciarli.

Il sole ormai basso li illumina lateralmente proiettando lunghe ombre sul terreno, mi muovo tra loro come in una folla che si apre al mio passaggio.

Ho una predilezione per gli alberi, tra gli esseri viventi sono quelli cui sono più vicino, ammiro specialmente i patriarchi sotto le cui chiome avverto mille presenze, solo volessero potrebbero raccontarmi tutto ciò che è avvenuto da un centinaio d'anni, delle stagioni, dei viandanti, degli innamorati che hanno inciso i loro nomi, di sicuro niente gli è sfuggito, mentre noi, con il nostro girovagare, non ci accorgiamo di quanto ci accade sotto gli occhi.

A due di loro mi lega un sentimento particolare, sono ambedue in Apuane. Il primo si trova lungo la marmifera che dal Donegani porta alla cava 27, non saprei dire il punto esatto per la voluta distrazione con cui percorro quella strada, circa a metà, dopo una curva a destra, da un ravaneto spuntano alcuni rami, tra i sassi che lo hanno sommerso è tutto quello che si riesce a vedere, tenace ogni anno mette nuove foglie, pallide, come in un autunno perenne.

L'altro è sul sentiero numero 7 che dal Piglionico porta a Cardoso per il rifugio Rossi e la Foce di Valli, dopo le prime rampe nel bosco, all'interno di un tornante, non passa inosservato.

Ha radici vecchie e nodose che abbracciano le rocce coperte di muschio alla ricerca di un improbabile sostentamento, il tronco colpito dal fulmine, squartato, è ridotto ad una sfoglia sottile, ed una larga fenditura corre fino quasi alla cima.

Sotto il legno rinsecchito dalle intemperie un po’ di linfa riesce a passare ed un grosso ramo porta teneri germogli.

Mi unisce a lui una sorta di amicizia, come lui guardo con indulgenza i tanti passanti che, miopi, per un'abitudine diffusa, non riescono a vedere oltre le mancanze o diversità giudicandole un limite, non immaginano l'arricchimento che nascondono, io invece ne sono fiero, fiero delle mie vecchie radici, del tronco segnato dalle tempeste e tenace metto ... nuove foglie.

 

 

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